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Minacce a Brancaccio contro i volontari che hanno proseguito l’opera di don Puglisi

Articolo de LaSicilia.it

data articolo 09/10/2018 autore La Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Minacce a Brancaccio contro i volontari che hanno proseguito l’opera di don Puglisi
Minacce a Brancaccio contro i volontari che hanno proseguito l’opera di don Puglisi

PALERMO. «Hanno fatto bene ad ammazzare ‘u parrinu». In questi termini un uomo si è rivolto a Maurizio Artale, presidente del centro “Padre Nostro” fondato da don Pino Puglisi assassinato dalla mafia, durante una movimentata discussione che si è svolta davanti alla palazzina che ospita la Casa museo del beato, visitata il 15 settembre scorso da Papa Francesco. A riferire i contenuti dell’accesa discussione, al quale hanno assistito alcuni giovani volontari del centro sociale di Brancaccio, a Palermo, è stato lo stesso Maurizio Artale in un articolato post su Facebook.
«Capita – ha scritto Artale – che sabato 6 ottobre, alle ore 13.00, dopo aver partecipato al Convegno dal titolo “Crisi e Rigenerazione” svoltosi presso la Missione Speranza e Carità, io vada a Casa Museo del Beato Giuseppe Puglisi: lì ci sono ad attendermi i volontari del Centro ed il gruppo dei giovani promotori dell’iniziativa “La Via dei Tesori”, in quanto per la prima volta la Casa Museo è stata inserita in questa iniziativa cittadina. Capita che appena sceso dall’auto, un “energumeno”, venuto fuori dal portone di un edificio di piazzetta Beato Giuseppe Puglisi (già Piazzale Anita Garibaldi), a torso nudo, con la barba folta e nera così come la sua capigliatura alla moda, si dirige verso di me con un fare pari a quello di un rinoceronte che carica la sua preda». Capita che “l’energumeno”, puntandomi il dito in faccia, mi urli che per colpa mia lui non può più posteggiare la moto sotto il suo balcone e che da quando io ho comprato quella casa, indicando con l’indice la Casa Museo dove ha vissuto il Beato Giuseppe Puglisi, in quella piazza non c’è più pace. Così “l’energumeno” aggiunge che non appena avesse visto una moto dei volontari del Centro sul marciapiede ci avrebbe pensato lui.
«Gli chiedo se non fosse contento della visita del Papa in quel luogo e di affacciarsi al balcone e vedere la piazza sgombra di auto, risistemata, pulita e con le aiuole fiorite – racconta Artale – Capita che lui mi risponda che non gliene fotte niente del Papa e che io gli avevo tolto “l’identità” facendo persino cambiare nome alla piazza, aggiungendo che non solo avevo precluso l’accesso delle auto su metà marciapiede, ma che ora stavo esagerando e me ne stavo approfittando».
L’uomo allora parlando dell’omicidio di don Puglisi inveisce contro il presidente del Centro: «Devi darti una controllata nel parlare – la replica di Artale – devi decidere da che parte stare, dalla parte della mafia o degli ‘sbirri, come li chiami tu. Lui risponde che non si spaventa di nessuno e che di tutto questo movimento a lui non gliene fotteva niente».Artale aggiunge: «Ma dove erano le centinaia di persone che hanno esposto lenzuoli bianchi ai balconi in occasione della venuta del Papa? Come mai, quando ho alzato lo sguardo verso le finestre e i balconi prospicienti la piazzetta, non c’era nessuno?. Questo non deve capitare. Quei lenzuoli bianchi devono diventare lo specchio della coscienza».

Leone Zingales

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